giovedì 28 febbraio 2013

Rapaci?.... a volte.


C'era una volta... una piccola Poiana che, pur essendo un rapace, era svogliata, sapeva a malapena volare e per poco tempo. Non pensava certo d'avere la potenza dell'Aquila né tantomeno  la velocità del Falco. Gli anni passavano e lei era sempre più convinta di essere diversa da tutti gli altri volatili. Certamente aveva il becco forte ed uncinato come le Aquile, un folto e spesso piumaggio, ali per volare e, come i Falchi quando capitava, anche lei volteggiava veloce (o quasi). Ma era diversa. Molto.
Mentre ammirava tutti gli altri rapaci che si libravano nell'aria con le loro grandi ali e la loro vista acuta per cacciare le loro prede, lei, non comprendendo il perché di questo suo stato, se ne stava appollaiata sul ramo più basso di un albero cercando di capire cosa fare per diventare un vero e spietato rapace.
Un giorno, passò sotto quell'albero una piccola volpe che la vide e, presa dal panico, pensò subito di scappare perché immediatamente considerò il fatto di poter diventare un boccone prelibato per l’insaziabile rapace. La paura l’irrigidì non facendole fare neppure un passo verso la salvezza.
Ma la Poiana non si mosse, non ebbe nessun fremito che gli scosse le grandi ali, nessuna vibrazione che gli scarmigliò il piumaggio, nessuna eccitazione che svegliò la sua impassibilità. Ferma, come fosse imbalsamata, guardava la piccola volpe che, incuriosita,  a sua volta lo guardava.
Passarono alcuni minuti e la piccola volpe si domandò perché la Poiana non l’avesse ancora catturata ed incredula gli chiese: “non capisco, tu sei un rapace ed io una piccola volpe, avresti potuto librarti in volo per darmi la caccia ed afferrarmi in poco tempo… perché non l’hai fatto?”
In quel momento la Poiana capì tutto. Girò il suo capo verso gli altri uccelli che volavano nell'intenso azzurro del cielo e le rispose:  “vedi piccola volpe, il mondo è meraviglioso  proprio perché non tutti gli esseri sono uguali, anche se fanno parte della stessa specie. Ognuno ha la propria indole, il proprio animo, la propria tempra ed il proprio istinto. Nessuno è mai uguale ad un altro essere. E sai la cosa più importante? Bisognerebbe sempre accettare quello che si è, senza mai cercare di essere diversi , senza fare di tutto per poter dimostrare di essere  per forza il rapace più forte o quello che caccia meglio. Spesso non ce ne rendiamo conto, ma così facendo perdiamo il diritto ad essere diversi, e di conseguenza perdiamo anche il privilegio di essere liberi”  
Io ho scelto di essere diversa e libera.
“Ho capito cara mia, disse la piccola volpe, tu sei in una noiosa crisi depressiva esistenziale! Per uscire da questo stato, hai provato a divertirti cacciando le lepri o le manguste, dicono che siano delle vere prelibatezz…..!!! ” …ma ahimè, non fece in tempo e finire la frase che un gigantesco falco la uncinò con i suoi potenti artigli e la portò via con sé.
La morale di questa favola?:
Essere se stessi non è mai un male. Anzi molto spesso è la soluzione migliore perché potremo dire, senza paura di essere smentiti, di essere liberi e diversi. Ma anche perché in mezzo a tanti rapaci, potremmo essere fortunati e trovarne qualcuno che poi non è così tanto cattivo e spietato…
(un consiglio: è sempre meglio comunque che le piccole volpi stiano ben attente e si guardino bene in giro!)
People, have a good day!
xam



sabato 2 febbraio 2013

L'influenza? Grazie ho già dato...


L’influenza quest'anno sarà decisamente più aggressiva dicono gli esperti.
Ah! ma grazie miei cari signori esperti!...ci volevate voi per trasmetterci questa bella e confortante notizia. Se non altro perché, dopo che metà della popolazione italiana (me compreso), si è ammalata con stati febbrili da delirio tremens, mal di gola con placche grosse come monete da due euro, mal di testa da elettroshock e tosse, che in confronto quella di un accanito fumatore di toscani i medici definirebbero come "una leggera  bronchitella", beh ora siamo decisamente più sereni! Grazie della lieta novella!
E, mentre presi dallo sconforto, ingurgitiamo per la gioia dei Sig.ri Angelini e della mamma di tutte le case farmaceutiche: la Bayer, quei due quintali di tachipirina (e derivati) e di aspirina in tutte le forme conosciute sulla faccia della terra, lui, il malefico virus RNA organizza nei nostri corpicini favolose feste orgiastiche che nemmeno la premiata ditta "LeleFabrizio&Silvio" sarebbe capace di tanto. Ma in tutto questo c'è un (minimo) risvolto positivo. Quale? Beh direi che passare 4/6 giorni a casa nonostante la febbre non è poi così male... Possiamo infatti dedicarci a tutte quelle attività che solitamente vista la moltitudine di impegni quotidiani rimandiamo o ancor peggio tralasciamo. Qualche esempio?
1.  Aprire e finalmente leggere quei libri parcheggiati sul comodino da mesi e mesi (di solito quando arriviamo a casa la frase è sempre quella: "meno male, questa sera sono libero/a, non esco e leggo"...per poi, appena toccato il giaciglio, sprofondare in una letargia equivalente a quella degli orsi di Yellowstone)
2.  Vedere quei due film che sono stati “furbescamente” parcheggiati (per comodità) a fianco del lettore dvd e che però  ormai hanno praticamene l'età della Milo (la Sandrocchia nazionale è del '35!)
3. Dedicarsi al bricolage.
E quindi: cambio delle lampadine bruciate (mi raccomando togliete la corrente se non volete come per magia, illuminarvi d’immenso al pari della fiaccola delle olimpiadi!), appendere quel quadro che ci hanno regalato mesi fa (magari senza però martellarci e rompendoci le dita perché poi oltre all'influenza avrete soprattutto il problema di raggiungere il più vicino pronto soccorso), montare il mobiletto acquistato un anno prima all'Ikea (stabilendo però un nuovo “guinness world record” e cioè quello di non perderne nemmeno un pezzetto....), rimettere quella micro vite alla stanghetta degli occhiali che avete gelosamente conservato nel primo cassetto del comò (e che, come per uno strano rito voodoo che fa sparire moltissisime cose dalla casa non troverete mai più...), montare le tende nuove che stazionano impolverate nella cabina armadio da circa un semestre (ricordatevi che la scala non è un trampolino di lancio per esperti circensi) ed infine svuotare il frigorifero da tutte quelle nefandezze alimentari scadute da almeno tre mesi (questo naturalmente è quasi un’esclusiva di noi maschietti single e mono inquilini).
4. Passare un mezza giornata (perdendo centinaia di partite) giocando a Ruzzle!

Comunque se come me, avete già contratto il virus, siete a casa e vivete da soli, ci sono delle cose che non si possono assolutamente delegare: per esempio fare la spesa a fini del nostro naturale sostentamento. E quindi come direbbe quella saggia donna della mia mamma: “mi raccomando non uscire, ma se proprio devi farlo, copriti molto, molto, molto bene”. Dove le tre ripetizioni del “molto” stanno a significare che devi almeno indossare lo scafandro usato da Neil Armstrong per la prima passeggiata lunare. Ed allora eccoci alle prese con l’abbigliamento più assurdo da indossare, il “cipolla style”…ovvero mi vesto a strati!
Per prima cosa tiro fuori dall’armadio la calzamaglia da sci che di solito uso a La Thuile (uno dei posti in assoluto più freddi dell’intero comprensorio alpino) naturalmente manco a dirlo, insieme ai calzettoni in neoprene. Sopra alla calzamaglia un pantalone e ai piedi, un magnifico paio di boots della Timberland di quelli che le tue care estremità inferiori, dopo circa dieci minuti iniziano a bollire stile fanghi termali dell’isola di Vucano (ma si dai, quelli dove ci si tuffa felici e quando si riemerge il primo pensiero è che il rossore su corpo sia dovuto alla funzione terapeutica delle cure…mentre invece ti sei arrostito come un galletto amburghese! Due giorni di prognosi).
Ed ora la vestizione della parte superiore. 
Dolcevita di cachemire a pelle, maglione di cachemire sopra il dolcevita, gilet di pile (perché non si sa mai... la prudenza non è mai troppa) ed infine a coronamento di tanta prevenzione, sciarpone da sei metri, cappellino in tinta sciarpa (beh anche un tocco di giusta eleganza ci sta) e piumino da alta montagna.
Sembro l’esploratore Roald Engelbregt Gravning Amundsen (solo il nome è uno spettacolo!) in partenza per la traversata del Polo Sud. Contando che il supermercato dista da casa mia circa 5 minuti in auto, immagino che non farò nemmeno in tempo di percepirlo il freddo. Ma soprattutto ciò che non avevo minimamente messo in preventivo è che all'interno del grande emporio (di sabato stracolmo di gente) ci saranno stati almeno 26/28 gradi!!!!
Dicono in molti (medici omeopati, sciamani, guru e nonne) che per guarire, se non ti tocca ingurgitare quei sei chili di antibiotici che abbatterebbero persino un elefante, bisognerebbe fare una “bella sudata”. Beh, questo ve l'assicuro, è  davvero un metodo straordinario per farlo.!

 Auguri di pronta guarigione a tutti! Un abbraccio.
Max

Benvenuti finalmente nella Stagione dei Sorrisi: La Primavera è già qui! Cari amici, è finalmente arrivata la tanto attesa Primavera! Bottic...